Da sempre per i canottieri e i canoisti è stata la prova del
fuoco: non ci si può definire autentici fiumaroli senza aver sfidato le rapide
del ponte più antico di Roma. Costruito dagli antichi romani proprio in un
punto in cui la corrente si insinuava tra isolotti fluviali utili per fondare i
piloni che da millenni sostengono le arcate più famose della storia della
Capitale, oggi è un oggetto di culto per quello che rappresenta:
una formidabile commistione tra storia e sport. E così in un venerdì come tanti,
profittando del fiume quasi in piena e di una giornata che annuncia la
primavera i nostri eroi sono partiti alla conquista del ponte. Due K2 con
autentici appassionati di canoa, la voglia di esserci sulle rapide, e il gioco
è fatto. Fabrizio “fake” Moriconi e il grande Piero Tilli sono partiti per
l’impresa seguiti da Francesco Jacobelli e Silvio Di Castro. Al ritorno i
commenti: “la corrente mi aveva piegato la punta, ma…” , ma per fortuna con
un’accorta manovra tutto veniva aggiustato. E’ bellissimo stare ad ascoltare:
sembra che il passaggio di Capo Horn sia un gioco da ragazzi rispetto al
“Ponte” per antonomasia. Ma, lo ripeto, è bello così perché il racconto è
intriso di sportività e di consapevolezza. Tutto questo fa Circolo. Essere soci
del Tirrenia significa esprimere questo spirito fatto di agonismo e di goliardia
in un contesto unico tra storia e Tevere.
Frabrizio "fake" Moriconi con Piero Tilli
Francesco Iacobelli con Silvio Di Castro
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