lunedì 20 dicembre 2010

Luciano Marcon


Parlare di Luciano Marcon nel momento della sua scomparsa non è facile. Per chi lo ha conosciuto ed apprezzato le sue doti di sportivo integerrimo, per la sua continua dedizione allo sport remiero e alla pagaia, per l’amore verso i giovani che in tanti ne hanno appreso i rudimenti, è difficile parlare in questo momento di commozione. La sua personalità era profondamente legata alla terra d’origine, il Friuli, dove le parole contano poco e il lavoro molto. Il suo essere allenatore e formatore di sportivi si fondava su pochi e basilari principi, i ragazzi lo amavano per questo, per la sua capacità di essere essenziale, senza fronzoli, ma al tempo stesso ne recepivano le direttive autorevoli dell’autentico maestro. Questo è stato Luciano Marcon nello sport. Ma nella vita di tutti i giorni era persona semplice ed appassionata, era socio di un sodalizio che rappresentava una parte importante della sua vita e non tollerava che venissero barattati valori sportivi per soddisfare i bisogni dell’apparire. La sua dedizione al Tirrenia Todaro per alcuni aspetti può definirsi totale: il circolo era la sua casa e il luogo di profonde amicizie. Circa trenta titoli italiani nella canoa portano la sua firma in qualità di allenatore, ma la pratica agonistica del canottaggio lo ha visto protagonista negli anni giovanili. Apparteneva alle logiche sportive “di una volta” in cui il concetto stesso di sport non implicava movimenti di denaro, ma tutto ruotava attorno all’autentica passione coronata da una grande dedizione. Con lui se ne va un pezzo di quel mondo che correva le maratone a piedi nudi. A noi rimane la lezione di un uomo di grande coerenza ed un ricordo indelebile per l’esempio che ha lasciato.

di Pino Lattanzi

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