sabato 9 febbraio 2008

Dopo l'assemblea

Quale politica deve intraprendere il Circolo ?
Commenti, suggerimenti, critiche, solo se si parla in maniera costruttiva.

11 commenti:

Luca Vecchia ha detto...

Continuo a ripetere quanto già ho espresso in assemblea: il disavanzo dell'attività agonistica è troppo elevato. Il Tirrenia non si può permettere un disavanzo preventivato per l'anno 2007/2008 di oltre 80.000 euro.
Questo disavanzo è cresciuto troppo nell'ultimo anno (si è passati da 36.200 a 54.900 da un anno all'altro).
Prima risaniamo il bilancio e le strutture, poi possiamo pensare a aumentare il disavanzo per l'attività agonistica...
Io resterei intorno alla cifra di quest'anno, al massimo arriverei a 60.000 di disavanzo.
Come detto in assemblea lavorerei anche a contabilità separate per la canoa, per il canottaggio e per il circolo in generale. Mi spiego meglio: stabilendo in preventivo di bilancio un disavanzo (cioè quanto effettivamente il Tirrenia spende) di 60.000 euro per l'attività agonistica (canoa e canottaggio insieme), dividerei i soldi in parti uguali. 30.000 alla canoa e 30.000 al canottaggio.
I soldi delle entrate e questi 30.000 € vengono gestiti direttamente dai D.S. delle due discipline. Ovviamente le entrate del Canottaggio (CAS, rimborsi, etc..)verranno interamente gestite dal DS del canottaggio per la propria disciplina per tutte le uscite necessarie (stipendi allenatori, gare, acquisto imbarcazioni ecc..). Idem ovviamente per la canoa.
In questo modo:
1) non ci sono disparità tra canoa e canottaggio
2) gli allenatori sono sempre maggiormente incentivati a portare nuove leve al circolo (maggiori entrate dal CAS=stipendi più alti, barche più nuove ecc..)
3) Quanto "guadagnato" da una disciplina viene speso "solo" dalla disciplina stessa
4) Peso sul bilancio minore e, sopratutto spese effettivamente sotto controllo.

Saluti

Luca Vecchia

silver ha detto...

scusa luca hai ragione ho sbagliato posto ciao da silver

silver ha detto...

L'immagine che ha inserito Andrea è emblematica dobbiamo confrontarci e proporre la soluzione per evitare la cascata.Appurato che la scuola canoa e canottaggio è la principale fonte di spesa bisogna modificare questo.Unifichiamo le due scuole con risparmio di allenatori e sub-allenatori.Uno con le palle lo abbiamo che indirizzi i ragazzi a la disciplina a loro più consona e quelli non adatti mandiamoli a casa fanno solo numero e noi non siamo un kinderheim (ndr.doposcuola infantile).

Roberto ha detto...

“La questione femminile”

Cari amici, nelle ultime assemblee ho richiamato più volte alla vostra attenzione il tema della presenza femminile nel nostro circolo; pertanto colgo la sollecitazione di Simone (Severi) per tornare sull’argomento in modo più strutturato.
La mia convinzione è che sia ormai improcrastinabile procedere all’inserimento a pieno titolo delle donne nel nostro sodalizio (inquadrandole tra i “soci ordinari”), per tre motivi fondamentali:
a) “di civiltà”: trovo stupefacente che, soprattutto a seguito dell’approvazione della legge sulle pari opportunità, si parli di “quote rosa” in tutti i contesti ma non in uno sportivo qual è il nostro che dovrebbe fare della non-discriminazione per sesso un principio fondamentale;
b) “di miglioramento della qualità della vita sociale”: credo che una presenza femminile stabile e continuativa renderebbe tutti noi più accorti nel linguaggio e nei comportamenti che assumiamo al circolo, con indubbi vantaggi;
c) “di opportunità”: ampliare la platea di potenziali aspiranti soci ha evidenti benefici, soprattutto economici, in quanto ci consente di compensare senza problemi l’uscita fisiologica di iscritti. Peraltro in tal modo saremmo tra i pochi circoli romani di canottaggio a offrire l’iscrizione alle donne, e ciò ci garantirebbe un bacino di utenza pressoché illimitato.

Per quel che ho potuto riscontrare finora le suddette opinioni non sono sufficiente per molti di noi per abbattere prassi consolidate. Vi è un punto che tuttavia a mio avviso impone di procedere nella direzione da me auspicata. Lo Statuto, come noto, sancisce che la nostra finalità sociale è “di diffondere, curandone l’attività didattica, il canottaggio e la canoa sotto l’aspetto agonistico e lo sport in genere”. Vorrei ricordarvi che lo statuto del CONI e del CIO (facilmente reperibili su internet) sanciscono esplicitamente la natura non discriminatoria delle attività sportive. Da ciò ne consegue che se lo Statuto contenesse effettivamente un divieto per le donne dal poter diventare socie a tutti gli effetti (anche se io non ho ancora capito se effettivamente è così, e finora nessuno è riuscito a spiegarmelo!), esso sarebbe intrinsecamente incoerente con le sue stesse finalità. Se accogliete queste obiezioni l’apertura alle donne non diviene più una materia di scelta, ma un obbligo. Vi riporto a questo proposito il parere di una mio amica avvocato esperta di “pari opportunità” e da me interpellata informalmente per avere delucidazioni sulla questione: "Da un lato è legittimo associarsi per sessi o limitare le iscrizioni per sessi (purché la discriminazione corrisponda a precise finalità e agli obiettivi statutari), dall'altro, come nel caso del circolo, la limitazione per sesso non si concilia con chi ha come obiettivo statutario la diffusione e la pratica di uno sport e per questo beneficia di contributi pubblici sia sotto forma di condizioni agevolate per l'affitto e la disponibilità delle strutture sia in termini di erogazione di contributi pubblici per lo svolgimento dell'attività sportiva stessa. Inoltre, lo stesso CONI e il CIO riconoscono a livello normativo la natura non discriminatoria della pratica sportiva, e pertanto la “discriminazione” oltre a essere incompatibile con i fini statutari lo è anche con le federazioni sportive cui si è associati". In questa giurisprudenza sono disponibili dei precedenti analoghi al nostro che dimostrano la necessità di modificare le nostre norme statutarie se esse prevedessero la discriminazione per sesso. Il rischio, secondo me neanche tanto remoto se una donna che chiede di essere ammessa riceve un rifiuto e decide di conseguenza di presentare un ricorso, è che se non modifichiamo lo status quo rischiamo di non poter più essere affiliati al CONI e di non poter beneficiare di contributi pubblici nella forma di canone demaniale agevolato.
Alcuni soci con i quali ho discusso della questione hanno obiettato che non è un problema di forma ma di sostanza, in quanto non abbiamo strutture adeguate ad accogliere la compagine femminile in modo decoroso. Ciò è senz’altro vero, ma vorrei farvi osservare come il circolo sia già frequentato da anni da socie sia “onorarie” sia (permanentemente!) “temporanee”; queste ultime pagano regolarmente una quota mensile e partecipano anche alle quote straordinarie. Se queste persone continuano a frequentare il nostro sodalizio malgrado spogliatoi carenti lo fanno, immagino, con loro soddisfazione. Ad esse si affiancano coloro che frequentano il corso di canottaggio, che per il grande successo che sta avendo ha reso necessario imporre un “numero chiuso”. Tale partecipazione è assai vivace e entusiasta, tanto che le ragazze corrono da tempo con i nostri colori nelle gare master (ottenendo peraltro risultati lusinghieri), in Italia e all’estero. E' indubbio il contributo di simpatia che tutte queste persone hanno portato al circolo, un vero e proprio arricchimento per tutti noi.
In sostanza, non vedo alcun motivi logico basato sui “limiti nelle nostre strutture” per non elevare coloro che già frequentano il circolo al grado di “socie ordinarie” (naturalmente a fronte di una loro esplicita richiesta). Se ciò non avviene, ne deduco, è solo per una resistenza psicologica (o culturale?) a farlo.
Sulla base di queste considerazioni, la mia proposta è la seguente:
i) definiamo un numero massimo di donne che, sulla base delle strutture esistenti, riteniamo di poter accogliere come socie ordinarie e onorarie (orientativamente immagino 25-30 persone). Il canale di alimentazione dovrebbe essere interno (ex atlete) e esterno, ma in quest’ultimo caso con il vincolo di aver frequentato per uno/due anni il corso di canottaggio; la "ratio" è che essendo l’offerta di posti assai più limitata che per gli uomini, può essere opportuno ammettere solo coloro che si sono appassionate a questo sport e, soprattutto, che hanno avuto modo di conoscere il circolo dall’interno, al fine di evitare un turnover eccessivo;
ii) per le donne prevediamo una quota ridotta del 25%, a compensazione dei minori servizi di cui usufruiscono (spogliatoi carenti, assenza della sauna, etc.);
iii) nei programmi di sviluppo del circolo inseriamo esplicitamente il rifacimento (o la realizzazione) degli spogliatoi femminili. Tuttavia, fino a che non provvederemo in tal senso le donne non pagheranno la quota d’ingresso a fondo perduto; in tal modo se a un certo punto saranno stanche delle strutture e vorranno dimettersi, potranno farlo senza essere sottoposte ad alcuna penalizzazione (è come se avessero frequentato una normale palestra). Questo mi pare un modo ovvio ed equo per bilanciare incentivi e disincentivi a diventare socie;
iv) al momento dell’ammissione, si potrebbe richiede loro di firmare un foglio in cui prendono atto sostanzialmente dei punti precedenti, in particolare del fatto che il circolo riconosce alle donne uno sconto significativo sulla quota mensile e su quella d’ammissione in virtù della minore qualità dei servizi di cui esse usufruiscono.

Un saluto
Roberto Sabbatini

Luca Vecchia ha detto...

Sono assolutamente concorde con Roberto!



...toc toc...

...Presidente ?... Consiglieri ?....
...c'è nessuno che interviene?.....

Matteo Gnes ha detto...

Cari consoci ed amici,

sia perché non potrò essere presente, se non per delega, alla prossima Assemblea, sia perché ritengo che il blog o le email siano un utilissimo modo di discussione e di confronto, aggiungo alcune mie riflessioni.

Preliminarmente, tre osservazioni:
- ritengo che il blog, le email, lo spogliatoio ecc. siano luoghi appropriati per la DISCUSSIONE delle questioni del Circolo, cosa che avviene generalmente con toni più pacati di quanto avviene in Assemblea, che è, invece, il luogo della DECISIONE;
- per quanto riguarda i toni, mi sembra che la discussione per email e nel blog sia rimasta su livelli costruttivi. Forse l’amico Francesco Nappi ha usato parole forti, specie quando ha parlato di dimissioni del Consiglio Direttivo, pur avendo – per il resto – espresso pensieri che ritengo siano condivisi da molti di noi. Forse, anche l’amico Paolo Rossetti ha usato, nella relazione al nuovo bilancio preventivo, toni un po’ “piccati”;
- la terza osservazione, legata alla precedente, è che dobbiamo essere tutti grati al lavoro svolto dai membri del C.D. (e non solo perché chi non fa nulla sicuramente non sbaglia). Allo stesso tempo, i membri del C.D. non dovrebbero prendere le osservazioni dei soci come offese personali, ma dovrebbero cercare di vedere quanto di costruttivo c’è in tali osservazioni e di mettersi nei panni di chi, dall’”esterno”, non è né può essere a conoscenza di ciò che viene deciso all’”interno” (soprattutto quando si chiede un aumento della contribuzione del 20%). Poiché non siamo né un grande circolo, dove i soci hanno scarsa voce in capitolo (pur se i grandi numeri consentono aumenti di bilancio senza notevoli aumenti della quota contributiva), né una famiglia, ma un piccolo circolo, dove tutti siamo coinvolti direttamente nelle decisioni e nelle spese, è importante mettere i soci al corrente di come e perché le decisioni vengono prese. Ringrazio, pertanto, Paolo Rossetti che, in Assemblea, e soprattutto ora, nella nuova relazione, ci ha dato molti chiarimenti.

Venendo al problema del bilancio preventivo, vorrei sottolineare alcuni punti.

- Casina: è un tema da tenere fuori dall’approvazione del bilancio preventivo 2007/2008: non c’è, e quindi non può incidere su questo bilancio, né su quello prossimo.

- Aumento dei costi. Utilizzando l’indice Istat, in base alla variazioni della quota dal 1996 ad oggi, la quota avrebbe dovuto essere circa 100 euro nel 2008. Ma se l’indice Istat ci serve a far capire che c’è stato un aumento dei costi superiore all’inflazione, ciò non significa che tale aumento sia sicuramente ingiustificato.
Le maggiori voci di aumento sono:
* dipendenti. Mi sembra di aver capito che ciò è determinato sia dagli scatti di anzianità, sia dalla sostituzione dell’addetto alla segreteria con una persona con una qualifica (ed uno stipendio) superiore. Il costo del personale dipendente, quindi, è comunque destinato a crescere;
* attività agonistica: sono finiti i tempi in cui c’era solo canoa o quelli in cui c’era solo canottaggio, peraltro guidati da persone (come Marcon e Trivini) che hanno dato tanto e ricevuto poco (economicamente parlando). Ora abbiamo un canottaggio che va bene ed una canoa che stiamo cercando di rilanciare e sta cominciando a dare qualche piccola soddisfazione.
* altre voci, quali le attività ricreative (Circoliamo), su cui si può limare qualcosa, ma probabilmente non più di tanto.

- Il nuovo bilancio preventivo. Il nuovo bilancio preventivo, per venire incontro a quanto espresso dall’Assemblea, ha operato alcuni tagli, in modo da portare la quota a 110 euro. Nella quota è compreso il saldo del debito pregresso, ma non la somma che prevedibilmente dovremo pagare per il canone demaniale ed i relativi arretrati, per la quale eventualmente verrà chiesta una quota straordinaria. Avrei preferito, perché contabilmente più corretto, iniziare a mettere da parte una somma da accantonare per tale fine, ma mi rendo conto che nella situazione attuale non c’è capienza.

Ora, considerato:
- che siamo a stagione agonistica iniziata, in quanto sta per finire la preparazione invernale e stanno per cominciare le gare;
- che il C.D. ha cercato di venire incontro alle esigenze di contenimento delle spese espresse dall’Assemblea;
- la notevole riduzione delle spese operata con gran coraggio (quasi suicida) dal D.S. della canoa, che ha tagliato sull’attività promozionale, sugli allenatori e sull’acquisto delle canoe;
- la riduzione, pur se minima, delle spese del canottaggio per trasferte, accompagnata sia da un aumento delle entrate, sia dalla consapevolezza che il D.S. del canottaggio è una persona seria che, in un momento difficile come questo, non sforerà dal preventivo per le trasferte;
- presto (a novembre) torneremo a votare per il bilancio 2008/2009, che immagino il C.D. redigerà tenendo conto dell’esigenza del contenimento della spesa e prima dell’avvio della stagione agonistica, godendo così di un più ampio ed equilibrato margine di manovra (la canoa ha potuto fare più tagli perché, a differenza del canottaggio, l’attività promozionale è cominciata solo in piccola parte, in quanto si può fare solo in primavera, quando fa meno freddo: cari amici della canoa, però, per evitare che la canoa anche quest’anno non riparta, dovremo fare del volontariato o delle donazioni ad hoc!)
- l’Assemblea può impegnare il C.D. a politiche di contenimento della spesa, come la non assunzione di nuovo personale (senza mandar via nessuno, ma o sostituendo chi va via con personale al livello iniziale, oppure appaltando il servizio all’esterno),

--> penso che il bilancio presentato vada approvato, eventualmente subordinando l’approvazione ad una serie di impegni del C.D., che l’Assemblea potrebbe stabilire con apposite mozioni (che io non potrò proporre, ma che chiunque di voi, se lo riterrà opportuno e nella formula ritenuta migliore, potrà fare):

"L'Assemblea impegna il Consiglio Direttivo ad adoperarsi per il contenimento delle spese e ad attenersi rigorosamente alla ripartizione indicata nel bilancio preventivo approvato. Qualsiasi variazione (salvo che per eventi straordinari in base a quanto stabilito dall'art. 13 dello Statuto) dovrà essere previamente approvata dall'Assemblea"

"L'Assemblea impegna il Consiglio Direttivo, al fine di contenere le spese, a non assumere nuovi dipendenti, nel caso di dimissione di uno o più dipendenti, ma ricorrere a servizi in affidamento a ditte esterne"
OPPURE
"L'Assemblea impegna il Consiglio Direttivo, al fine di contenere le spese, ad assumere, nel caso di dimissione di uno o più dipendenti, esclusivamente dipendenti al livello stipendiale iniziale"

Con un cordiale saluto,

Matteo Gnes

Roberto ha detto...

“Tanto tuonò che piovve” o “Tanto rumore per nulla”? Cari amici, mi pare utile ripercorrere brevemente quanto discusso nelle recenti assemblee, a mia memoria tra le più partecipative e intense degli ultimi anni (fatto di per sé molto positivo), per cercare di capire se abbiamo discusso molto ma fondamentalmente non è accaduto nulla, o se invece (come credo) sono emerse delle esigenze da raccogliere e tradurre in proposte operative. Nella mia percezione le questioni affrontate rientrano in tre fondamentali aree tematiche.

1) “Il bilancio di previsione” quale ‘stella polare’ nella gestione del circolo”. E’ opinione condivisa che alcune forzature che hanno determinato l’indebitamento dell’ultimo esercizio andrebbero evitate in futuro, anche se nel caso specifico esse sono state ispirate da intenzioni nobili (aggiungerei “condivisibili”) quali dotare il circolo di una nuova imbarcazione importante per i nostri atleti acquistata a un prezzo molto conveniente e riqualificare il ristorante estivo. Si tratta di investimenti che ci hanno arricchito, ma sarebbe stato più opportuno chiedere i soldi ex ante anziché dare per scontata la regolarizzazione ex post.
La mia proposta per il futuro (ovvero prima delle prossime elezioni) è che si introducano nelle nostre prassi delle semplici regole per prevenire spese in eccesso (non imposte da eventi eccezionali) rispetto a quanto stanziato nel bilancio di previsione: (a) il deficit che si forma in un determinato capitolo di spesa viene recuperato, per quella stessa voce, l’anno successivo; (b) se esso è superiore a una certa percentuale, il consigliere responsabile di quella spesa non si presenta alle prossime elezioni. Si tratta di disincentivi aventi un impatto minimo ma la cui sola presenza a mio avviso è sufficiente a prevenire il formarsi di altri ampi deficit.

2) “Il bilancio delle attività agonistiche”. Il punto secondo me più importante che è emerso nel dibattito non è tanto relativo al “livello” della cifra che stanziamo per le attività sportive, quanto piuttosto sulla sua “dinamica”, in forte rialzo negli ultimi anni per le ragioni espresse con chiarezza, tra l’altro, da Matteo Gnes nel suo intervento sul nostro blog. Anche in questo caso all’origine di tale tendenza vi sono motivazioni virtuose, quali il rilancio della canoa e la conferma dei successi nel canottaggio, di cui credo andiamo tutti fieri. Ciò premesso, un tetto massimo di spesa dobbiamo adottarlo e discutere di ciò non vuol dire affossare una disciplina o l’altra, ma esclusivamente stabilire delle regole all’interno delle quali i responsabili delle due sezioni possano muoversi con una autonomia anche superiore a quella attuale. Nel momento in cui poi andremo a votare per il rinnovo delle cariche implicitamente esprimeremo la nostra condivisione o meno sui loro “progetti” e il nostro apprezzamento sui risultati che hanno ottenuto nella gestione di queste attività, ma nel frattempo li mettiamo nelle condizione migliori per attuarli, come è prassi normale nei contesti lavorativi più efficienti.
La mia proposta (di cui peraltro non ho la paternità in quanto considerazioni analoghe le ho lette sul nostro blog) è che stabiliamo una percentuale delle nostre entrate “certe”, che sono costituite esclusivamente dalle quote sociali, da destinare alle attività sportive, che resta invariata nel tempo; suggerirei una quota attorno al 20%. Le entrate di canoa e canottaggio da rimborsi, corsi, sponsorizzazioni, etc., vengono destinate automaticamente, diciamo per l’80%, a tali attività (il 20% confluisce invece nel bilancio generale del circolo). Se facciamo i conti con riferimento al nuovo bilancio di previsione, vediamo come all’incirca ai 72.000 euro stanziabili sulla base delle quote sociali se ne sommano ulteriori 40.000, pari all’80% delle altre entrate per attività sportive. In definitiva, avremmo esattamente la cifra che abbiamo stanziato per il prossimo esercizio per i due sport (circa 110.000 euro) ma con una differenza fondamentale: i direttori sportivi avrebbero un formidabile incentivo a reperire risorse aggiuntive (tramite i corsi, il CAS, una attiva ricerca di sponsor, etc.) e a contenere le spese (ad esempio razionalizzando gli impegni degli allenatori anche individuando sinergie tra le due discipline, stipulando accordi con altri circoli per la condivisione delle spese di trasferta o per iniziative comuni di sviluppo dei vivai, e così via), perché tutti questi soldi confluirebbero automaticamente nei loro bilanci. All’interno di questa cornice essi sarebbero liberi di impiegare le risorse come meglio credono. Per inciso, se avessimo seguito già questa prassi avremmo evitato lunghe e spiacevoli discussioni sul numero di allenatori, su quante barche si acquistano, etc., che ho trovato in alcuni casi esageratamente polemiche e ingenerose nei confronti dei direttori sportivi.

3) “La ristrutturazione del circolo”. Questo tema ormai è al centro dibattito ed è stato ripreso in numerosi interventi. Resto convinto che ci dobbiamo porre l’obiettivo di arrivare alla fine di quest’anno con due progetti operativi, uno ambizioso (e più oneroso) basato sulla nuova casina, uno meno invasivo (quindi meno caro) che preveda la ristrutturazione delle strutture esistenti. Indipendentemente dalle nostre convinzioni personali, il raggiungimento dell’obiettivo comune di dare una prospettiva di sviluppo al nostro sodalizio suggerisce strategicamente di avere due prospettive concrete, da poter confrontare per disporre di più elementi per prendere una decisione consapevole. Le due proposte, da questo punto di vista, si rafforzerebbero una con l’altra, e comunque ci offrirebbero la ragionevole speranza che in tempi non remoti intraprenderemo una direzione di sviluppo, quale essa sia. Puntando tutte le nostre carte su una sola strategia, se essa viene respinta dalla maggioranza dei soci avremmo solo perso del tempo prezioso per risolvere i nostri i problemi. Ricordate il motto “never put all your eggs in one basket”? Al momento, un progetto è già ben avviato (la casina); l’altro è da costruire ripartendo immagino del lavoro già svolto in passato. Trovo importante che il Consiglio Direttivo, in quanto organo super partes rispetto alle opinioni individuali, assuma la leadership di entrambi i progetti soprattutto per evitare che la discussione degeneri in una contrapposizione infruttuosa tra Guelfi e Ghibellini, per garantire che non si stanno mettendo a punto due progetti “contro” ma “per”.
La mia proposta è che sia il CD a organizzare in tempi brevi ad esempio una cena dedicata a questo tema per organizzare un gruppo di lavoro che nell’arco di 8-10 mesi presenti un progetto di ristrutturazione basato sulle strutture esistenti, nella speranza (non scontata) che dei soci volenterosi vi partecipino! L’intensità riscontrata da questo dibattito dovrebbe indurci all’ottimismo.

In conclusione, né il noto aforisma né il titolo della celebre commedia teatrale si adattano al nostro caso, piuttosto una loro combinazione. Nel dibattito delle scorse settimane ci sono stati molti “tuoni” (anche forti), non è “piovuto” (per fortuna), ma non sarebbe opportuno percepire il “rumore” di fondo come un fastidio passeggero da lasciar cadere nel “nulla”! Sarebbe più utile ascoltarlo e valorizzarne gli aspetti positivi. A proposito del “nulla”, caro presidente e cari consiglieri, possibile che nessuno di voi abbia finora sentito l’esigenza di intervenire concretamente sulla “questione femminile”? Questa si che è una commedia “tragicomica”! Le considerazione da me esposte sul nostro blog (che da quanto ho ascoltato in assemblea mi pare che quasi nessuno del consiglio abbia letto), condivise esplicitamente, mi pare, da qualche altro socio, spero meritino almeno una breve risposta, se non altro relativamente agli aspetti formali che ho sollevato oppure anche solo per dire che si tratta di tutte stupidaggini. Per incentivarvi ho usato argomentazioni assolutamente non polemiche e costruttive, corredate da poche e semplici proposte operative, esattamente come da voi sempre sollecitato.
Integro le mie osservazioni precedenti su questo argomento ed espresse nell’intervento sul blog con alcuni ulteriori spunti alla luce del dibattito avvenuto nell’assemblea del 28 febbraio, del quale mi hanno particolarmente colpito i seguenti aspetti:

i) nel suo intervento introduttivo Franco Zucconi ci ha richiamato i motivi che ci legano e che sono anche quelli fondativi del nostro Statuto: essenzialmente la condivisione di una passione sportiva. Al di là degli aspetti legislativi da me ricordati, mi pare anacronistico pensare che tali valori li possiamo condividere solo con una parte (peraltro statisticamente minoritaria) della società ma non con l’altra. Non possiamo appellarci ai valori sportivi solo quando ci fa comodo e come tutte queste argomentazioni si tengono insieme proprio non lo capisco. Implicitamente, questa contraddizione deve essere evidente anche ai soci fondatori e al CD se poi per “riparare” propongono che le donne che hanno remato o pagaiato per noi (con grande merito peraltro) diventino socie onorarie come se quando si possiede questa qualifica il problema dello spogliatoio femminile ai loro occhi si risolva per magia! Sono d’accordo sul premiare chi ha sudato per il nostro circolo, ma allora ricordiamoci anche dei tanti campioni maschi del canottaggio (Rampioni, Seghetti, Petracci, e molti altri ancora) che hanno vinto medaglie ai mondiali e titoli italiani in specialità assai competitive e quindi hanno le carte altrettanto in regola per diventare soci onorari. Perché il consiglio dei soci fondatori non propone allora anche loro come soci onorari? Lo troverei giusto, anche perché non vorrei che passiamo da un eccesso all’altro e discriminiamo i maschi a beneficio delle donne!

ii) Qualcuno ha obiettato una cosa del tipo “perché se nessun circolo apre alle donne dovremmo sentire l’esigenza di farlo noi?”. Suvvia, cerchiamo di guardare un po’ oltre. Se nessun circolo apre alle donne, a maggior ragione dovremmo farlo noi; avremmo una bacino formidabile di nuovi potenziali soci.

iii) Ho sentito dire in un intervento che 40 anni fa alcuni soci hanno deciso che le donne non potevano entrare nel circolo e oggi per rimettere in discussione questo “precetto”, presentato come se fosse scritto nella pietra, serve un referendum. Sono convinto che quegli stessi soci che hanno dato vita al nostro circolo e poi lo hanno sviluppato, in tempi caratterizzati da usi e costumi sociali differenti, sarebbero ben contenti di vedere che il circolo è vitale, sta al passo con i tempi ed è pronto a prendere atto che in 40 anni tante cose sono cambiate. In sostanza, che il circolo non è una entità autoreferenziale e chiusa in se stessa, ma è aperta ai cambiamenti che ci sono nella società e ha il coraggio di confrontarsi con essi. Come si può pensare di risolvere i nostri problemi, di avere una speranza di sviluppo (perché Mauro Brugia ci ha ricordato opportunamente che “siamo al limite”) quando si hanno simili “chiusure” e si rimane fermi a cose maturate in un contesto totalmente differente? Anche in Germania nel dopoguerra scrivevano sulle porte dei negozi “vietato l’ingresso ai cani e agli italiani”, ma poi questo atteggiamento è cambiato e credo che nessuno ne senta la nostalgia. E ricordiamoci anche che le azienda che di fronte alla concorrenza dalla Cina si ostinano a non innovare muoiono lentamente, come rischiamo di fare noi.
Penso sia giunto il momento di dare una vera scossa al nostro circolo per poter guardare con fiducia al nostro futuro. Ma sono ancor di più convinto che sia doveroso per chi ha conquistato sul campo una stella d’oro al merito sportivo, iniziare proprio dai diritti civili; ci faremmo tutti solo una gran bella figura!

Caro presidente e cari Consiglieri, perché non iniziate anche voi a partecipare attivamente al dibattito interno del circolo usando il Blog? Ci sono molti spunti; la partecipazione numerosa alle ultime assemblee dopo anni di riunione tra pochi dovrebbe convincervi di quanto sia importante la discussione che si sta sviluppando. Suvvia, non ci vuole molto, basta entrare sul nostro sito!

Un saluto e grazie per l’attenzione
Roberto Sabbatini

Andrea Pinci ha detto...

Mi associo comlpetamente alle considerazioni di Roberto.

Roberto ha detto...

.In bilancio abbiamo indicato una entrata da "sponsorizzazioni", anche se non siamo certi che essa si materializzerà. Mi domando se non sia possibile esplorare la strada di mettere dei piccoli cartelloni pubblicitari lungo il lato esterno del nostro galleggiante (sotto il corrimano), identici a quelli che sono già installati da tempo sui galleggianti adibiti all'attracco dei traghetti (sono piccoli e non danno troppa noia). Secondo me si tratta di uno spazio appetibile visto il numero considerevole di persone che ormai utilizzano i traghetti e la pista ciclabile. Se lo fanno gli altri non vedo perché non dovremmo almeno informarci. Non mi entusiasma affatto l'idea di avere della pubblicità al circolo, ma in fondo in quella posizione 3-4 piccoli cartelloni sarebbero invisibili dal circolo, non ne rovinerebbero l'estetica e se ci garantissero introiti adeguati (peraltro aventi natura permanente) questo ci aiuterebbe nel far quadrare i conti. In ogni caso, cari consiglieri, perché non sondiamo qualche agenzia di pubblicità (eventualmente le stesse che hanno l'uso degli spazi lungo gli altri galleggianti) e vediamo se la cosa è realizzabile e quale introito ci potrebbe portare?
un saluto
Roberto Sabbatini

Andrea Pinci ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Andrea Pinci ha detto...

Caro Roberto, per una società piccola come la nostra ma ricca di velleità sportive diventa una necessità imprescindibile entrare nel mondo delle sponsorizzazioni.
Oramai tutte le squadre sportive hanno affiancato al proprio gagliardetto il logo di una società sponsor, detto questo e giacché la stessa federazione di canottaggio consente la sponsorizzazione regolandone l’applicazione, indicando gli spazzi e le procedure consentite, chiedo l’aiuto di tutti i soci nella ricerca di aziende, enti, etc. che per conoscenza di lavoro o personale possano essere interessati ad associare il loro nome con un circolo sportivo sano e votato al canottaggio e alla canoa (sport sempre più di moda a livello pubblicitario) , presente su tanti campi di regata e immagine di sport giovane.
Il livello di sponsorizzazione può essere concordato, possono essere studiate diverse soluzioni integrate, dall’uso concordato di nostre strutture per riunioni o presentazioni, alla semplice sponsorizzazione tecnica della maglia.
Lavoriamo insieme per migliorare il circolo di cui tutti noi siamo portavoce.
Per qualsiasi informazione o proposta sono sempre disponibile come consigliere e addetto stampa e propaganda del circolo.
Andrea Pinci
e-mail stampa@canottieritirreniatodaro.it